mercoledì 29 ottobre 2008

Il taglia e cuci da wikipedia

A pagina 6 de Il giornale, che pubblica un editoriale di Susanna Tamaro nel trafiletto che descrive in breve la scrittrice, un giornalista non proprio originale si è dato al taglia e cuci dalla pagina di wikipedia sulla Tamaro. Il punto è che le frasi estrapolate, parola per parola denotano ben poca correttezza, oltre che una bella faccia tosta. Si tratta di poche righe, che non avrebbero richiesto chissà quale sforzo di originalità.
Le frasi sono del tipo: "Susanna Tamaro nasce in una famiglia della buona borghesia triestina", "Nel 1978 colpita da un frase che legge su un muro di Ponte Sisto, a Roma [acquista un piccolo quaderno] e inizia a scrivere i primi racconti.", "riesce ad esordire nel mondo della letteratura con il suo primo romanzo[...]", "Nel 1990 esce sempre per Marsilio "''Per voce sola''"; il libro passa completamente inosservato, poi viene letto da Federico Fellini e da Alberto Moravia: i loro elogi pubblici lo portano improvvisamente in testa alle classifiche delle vendite."

In pratica non c'è nulla di originale. Non è grave certo, è però sconfontante vedere un giornalista con tanta solerzia nel copiare, neanche a sostituire una parola, giusto per non essere spudorati. Posso capire cercare informazioni su wikipedia, la fretta, il direttore che dice "preparami subito il pezzo".

lunedì 27 ottobre 2008

La gente sana

Stamane nel chiostro della Statale (di Milano) c'erano due di sinistra che sotto il cartellone "Occupiamoci dell'università" (altre volte inteso come occupiamo e basta), si sono messi a raccogliere i mozziconi di sigarette di circa 10 mq, raccogliendone due bei sacchetti pieni. Questo solo per far notare di quando sia sozzo il chiostro. Poi hanno fatto delle foto e appeso un cartello per invitare alla civiltà.

Solitamente le sigarette le metto negli "insufficienti" posacenere, ma altre, come tutti, le ho tranquillamente buttate a terra. Credo che non lo farò più.
Riflettendoci è un chiostro del'400, di prima della scoperta dell'America.
Certo, c'è chi ci gioca a che a palla...

Ho parlato con loro, li ho ringraziati ed elogiati. Non li ho aiutati, un po' perché sono ipocrita, ma il farlo, solo un quel momento mi sarebbe sembrato ancora più ipocrita.

Le contrapposizioni ideologiche del muro contro muro, sono spesso una cosa inutile e stupida.

Oggi Azione Universitaria ha organizzato un dibattito per parlare dal loro punto di vista della riforma, degli sprechi, delle loro riserve, dubbi e così via. Quelli di Sinistra Universitaria sono intervenuti per dire la loro, (a volte con un pochino di arroganza, credo), ma hanno parlato per molti abbondanti minuti, senza un fischio o contestazione. Certo, ogni tanto interrompevano il discorso di quelli di AU, ma la cosa è stata molto civile e democratica.
Non posso non notare che una cosa del genere in una analoga manifestazione di sinistra non sarebbe potuta succedere.

Mercoledì scorso c'era un banchetto dei giovani del PDL a sostegno della Gelmimi. La questura, evidentemente a pensato bene di mandare qualche poliziotto a vigilare, ed è stato un bene. Un po' di insulti e cose poco gentili, sul fato che quella sarebbe una provocazione. Un normale esercizio di democrazia, secondo me. Se la fa la sinistra è un sacrosanto diritto (come è), se lo fa la destra, è una provocazione.
Ad un certo punto una ragazza dei collettivi(?) ha iniziato ad urlare, dicendo che lei era una moderata, ma se ci fossero stati i sui amici, quello del PDL avrebbero ricevuto le mazzate che meritavano. Minacce insomma. Per quella gente era assolutamente intollerabile che ci fosse quella piccola manifestazione. Non aveva alcun senso. Come se a qualcuno del centro-destra fosse mai venuto in mente una cosa del genere a parti invertire.

Ne ho parlato con un mio amico del PD, di Sinistra, ma moderato. Per lui era una posizione idiota e inconcepibile quella presa dai contestatori del piccolo banchetto. Come inutile, stupida e controproducente il tentativo,pratica eversivo di invadere i binari della stazione Cadorna (la gente va anche a lavorare...)

Morale, esiste da entrambe le parti gente ragionevole, che pur fieri avversari in campo opposto non sopporta gli estremismi.

Bisognerebbe unire i diversi, quelli che si rispettano, per isolare i facinorosi.
Il mondo è pieno di gente sana, non dimentichiamolo.

giovedì 23 ottobre 2008

martedì 21 ottobre 2008

Lo spot di mezz'ora di Obama è inutile

Uno spot di mezz'ora prima delle elezioni sui più importanti Network, credo che non serva a molto, soprattutto se paragonata ai costi.

In mezz'ora la gente cambia canale. Rischia di diventare una autocelebrazione eccessiva. Se denigra McCain, potrebbe essere vista come una cosa veramente di pessimo gusto, un colpo basso.
Gli Obamiani lo guarderanno mangiando pop corn , ma gli idecisi non so se saranno dispoti a sorbirselo tutto. Non conosco l'americano medio, ma una cosa del genere potrebbe essere vista come arroganza.

Se è tutta celebrativa fara vomitare.
Se è tutta contro farà schifare.
Sarà certamente un mix, di tutto di più, con sorprese a non finire.
Ma è troppo lunga, al massimo poteva fare 10 minuti.
A mio modesto parere rischia di essere controproducente. Meglio così.

mercoledì 1 ottobre 2008

Sull'emergenza immigrati - di Carlo Panella

Segnatevela, perchè Panella è molto bravo nelle esposizioni e ci azzecca quasi sempre.


Ormai la cadenza è settimanale: a Milano i funerali del povero Abdoul si trasformano in un violento corteo di africani; a Caserta il corteo degli immigrati dopo la strage del clan dei Casalesi devasta tutto sul suo cammino (e la polizia lascia fare); a Parma, dopo la foto della prostituta di colore abbandonata seminuda per terra in una cella, il giovane ghanese Emmanuel denuncia “occhiato e insultato come negro” (ma i vigili negano). Chi conosce appena un poco il nostro paese, chi sa valutare l’irresponsabile uso mediatico di questi fatti da parte di un mondo giornalistico che tutto fa per enfatizzare l’immagine di un Italia razzista per colpa di Berlusconi, sa bene ccome andrà a finire: da qui a poco il ritmo si farà più stretto e inizierà l’incendio: le ronde si moltiplicheranno, gli immigrati reagiranno e succederà qualcosa di drammatico.
Data all’irresponsabilità dei media politically correct tutto il peso che ha, fatta anche la tara su accuse di razzismo spesso da loro inventate (clamoroso il caso del povero Abdoul, per la cui uccisione il Pm nega esista qualsiasi motivazione razzista), è però venuto il momenti di riconoscere che le politiche sull’immigrazione messe in atto dal governo sono insufficienti, non convincono o, molto più semplicemente, non governano minimamente il fenomeno.
Per fare un esempio: in Inghilterra il laburista Brown sta facendo approvare a Westminster un Immigration Bill che vieta l’ingresso a immigrati senza qualificazione e istituisce un Migration Impact Forum costituito da parlamentari per monitorare le aree di crisi nel tessuto urbano provocato dagll’eccessiva concentrazione di emigrati; in Spagna il socialista Zapatero sta facendo approvare dalle Cortes una legge che incentiva il ritorno a casa degli immigrati; in Germania, da mesi il governo proibisce l’ingresso di immigrati se non con elevatissima qualificazione professionale (dal diploma in su); in Francia, Sarkozy ha istituito da un anno un Ministère de l’Immigration che accorpa tutte le deleghe sparse –come in Italia- su 4 ministeri e quindi ingovernate.
In Italia, invece, con una scelta incomprensibile, il Pdl ha totalmente delegato alla Lega la gestione governativa del fenomeno e la Lega la esercita –senza ricordarsi il suo non piccolo patrimonio di elaborazione sul tema- solo e unicamente sul fronte dei clandestini e dell’ordine pubblico, affidandone la gestione al solo Ministro degli Interni Roberto Maroni, che ovviamente agisce come può, cioè sul versante repressivo.
Ma l’abisso tra il dibattito e l’elaborazione legislativa che separa l’Italia dagli altri paesi dimostrano che questa è una scelta semplicemente sciagurata e la cronaca, come s’è detto, si incarica –inascoltata- di dimostrare fino a che punto lo sia.
La cosa più strana, peraltro, è che questa politica solo centrata sul versante repressivo del fenomeno dei clandestini –ovviamente indispensabile- e totalmente latitante sul fenomeno riformista del modello di integrazione degli immigrati regolari (tutti i protagonisti dei fatti di cronaca più drammatici hanno il permesso di soggiorno) non solo tradisce in pieno la vocazione liberale del Pdl, ma lo espone anche ad una crescente frizione con la Chiesa.
Sappiamo benissimo chi è don Sciortino di Famiglia Cristiana e conosciamo la sua politica cinica di marketing, e quindi valutiamo per il nulla che sono le sue critiche di razzismo, ma ormai il Pdl deve prendere atto che contro questa sua politica zoppa nei confronti dell’integrazione degli immigrati non si muove solo la propaganda dell’opposizione (peraltro portatrice con Pd di un demenziale e articolato progetto di italianizzazione di tutti gli immigrati) ma si è ormai mosso il pontefice in persona (col discorso sull’accoglienza insufficiente del 17 agosto), e che l’altra settimana è partito all’attacco del governo addirittura l’Osservatore Romano, e non è stato un segnale gradevole per il Pdl, per il suo ruolo e ancor più per la personalità equilibratissima e al di sopra di ogni sospetto politico del suo direttore Giovanni Maria Vian.
Ma non succede nulla, o quasi, e questo è un gran brutto segnale per un partito che si sta formando e che ancora dimostra una sua straordinaria cecità nei confronti dell’emergere di una drammatica, evidente, crisi sociale.
A dire il vero, qualche settore del Pdl, ha una forte sensibilità sul tema, ne capisce l’urgenza e però ha ancora troppo debole capacità di incidere. Su impulso della presidenza del gruppo parlamentare del Pdl, infatti, la prima commissione del Senato ha deliberato di organizzare un comitato d’indagine sull’emergenza abitativa e sociale determinata dal caotico concentramento di immigrati nel cuore del centro storico delle città e cittadine d’Italia. Ma è un’iniziativa tanto meritoria, quanto ancora insufficiente, che non regge il confronto con lo straordinario impegno preso dal Parlamento inglese con il suo Migration Impact Forum, che dà il segno di una classe dirigente britannica che –a differenza di quella italiana- ha piena comprensione della rilevanza strategica del tema.