Ordinare un té nel posto sbagliato
di Giulio Meotti
Immaginate che state percorrendo in autobus una strada nella valle pachistana del Punjab. Vi fermate per una sosta in una locanda lungo la strada. Entrate e ordinate un té. Poi andate a pagare e il proprietario del locale nota che portate la croce al collo, perché siete uno dei tanti cristiani pachistani, come l'ex vescovo di Rochester Michael Nazir-Ali. Il tizio chiama alcuni scagnozzi islamici, vi dicono che all'ingresso del locale c'era una insegna che avvertiva: "Qui serviamo soltanto musulmani". La vostra colpa è aver messo la bocca in una tazza da té riservata ai musulmani. Così iniziano a colpirvi con bastoni e sassi, voi implorate pietà. Morirete poco dopo per le lesioni.
E' successo davvero a un giovane cristiano pachistano, Ishtiaq Masih. Nel frattempo, a Roma, i cardinali se ne stavano asserragliati nei loro palazzi, silenti sul martirio cristiano di ogni giorno. Ieri da Israele mi ha scritto un caro amico, Avner, chiedendomi come fosse possibile che il Vaticano restasse in silenzio mentre accadono simili vicende. Gli ho risposto che per quanto mi riguarda ha ormai più valore la storia di Ishtiaq Masih, il suo chiedere pietà, la sua silhouette minuta con quella crocina di legno al collo, delle tante vuote parole di qualche alto prelato sovrappeso, magari progressista e dagli anelli d'oro.
© 2009 - FOGLIO QUOTIDIANO
domenica 14 giugno 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
imparato molto
quello che stavo cercando, grazie
Posta un commento