lunedì 22 giugno 2009

Il Foglio di oggi, speciale sull'Iran. Da comprare

Oggi, in via straordinaria, la tradizionale copia (rosa) del lunedì è quasi interamente dedicata, anzichè agli articoli più importanti della settimana, ad articoli sulla situazione in Iran

Articoli di
Carlo Panella "A Tehran Khamenei ha smesso di essere la voce in terra di Dio"
Michael Ledeen"L'Iran libero nasce nel sangue"
Christian Rocca "Dopo il balbettio, Obama ora pensa aun cambio di strategia"
Giuliano Ferrara "Una missione impossibile, speosare la democrazia con la sharia"


il costo è lo stesso (1,30€)

sabato 20 giugno 2009

Non si può morire così

Non riesco a trovare le parole.

http://www.youtube.com/watch?v=tE8kE7k5fI0

twitter iraniano "ascolto Barack Obama non dice nulla di noi"

«Mio fratello colpito, io bastonato, non so nulla di mia figlia»


di Gian Micalessin


Jadi lo perdo alle 16.10. Lo tallono da prima delle elezioni. Inutilmente. «Interviste? Telefonate? No, troppo pericoloso». L’ultimo saluto è per la nazionale di calcio iraniana. «Viva i nostri coraggiosi giocatori: oggi contro la Corea hanno messo il braccialetto Verde Bravi!» . Un attimo e anche Jadi precipita nell’abisso buio, nella foiba elettronica riservata dal regime a internet, sms e telefoni. Resta solo la sua foto di studente capellone in maglietta grigia e sguardo trasognato. Ma la sua anima digitale forse sopravvive, forse si trascina anonima nella risacca dell’ultima spiaggia dei «twitter» iraniani. Si chiama Open Iran, ha aperto da 24 ore e una nota avverte: «Questo non è l’indirizzo di un solo utilizzatore chiunque può usarlo con un Url segreto». Siamo nella prima linea della resistenza elettronica, nell’ultima trincea della guerriglia cibernetica. Chissà cosa ne pensano Evan Williams anni e Biz Stones. Tre anni fa, quando s’inventarono Twitter, pensavano solo a far soldi sfruttando il cazzeggio di universitari e liceali americani. Un cazzeggio da 140 caratteri capace di rimbalzare da internet al telefonino e garantire l’anonimato. L’han pensata bene. Twitter a differenza di Facebook, social network e siti internet dove emergono foto e filmati della rivolta di Teheran, è l’unico a garantire una linea continua e sicura con la protesta. Non a caso martedì, per evitare un aggiornamento del sito capace di togliere la voce all’opposizione iraniana, è sceso in campo persino il dipartimento di Stato di Washington.
Così grazie a Twitter e al suo angolo di Open Iran alle 17.43 riceviamo anche noi il messaggio che rassicura tutti: «Moussavi sta bene, non credete alle voci, non gli hanno sparato». A quel punto siamo in strada. I messaggi più importanti li firma Iran Election, un Twitter già sbarrato che rigira tutto su Open Iran: «La dimostrazione è in corso, alcuni capi riformisti già arrestati, muovetevi in grossi gruppi, cambiate zona se vi seguono». Un minuto dopo il ritrovo. «Due milioni di persone in piazza Haft Tir. Gli striscioni scrivono “Il mio silenzio è più forte dei vostri manganelli”». Poi la rassicurazione. «I dimostranti sono tranquilli, probabilmente perché i Basiji sembrano calmi... tra la polizia qualcuno indossa roba verde (il colore simbolo della protesta ndr)». Subito due messaggi di conferma. «Un poliziotto con una sciarpa verde mi ha sorriso». Open Iran ci aggiunge «non confermato». Ma la voce corre. «Ci sono segnali... tra polizia e basiji parecchia gente è con noi». Alle 19 l’indiscrezione: «Tra i basiji ci sono molte diserzioni, i contatti dei mullah che ci appoggiano funzionano».
Altre voci parlano di strani poliziotti che parlano arabo. Da dove vengono? Il sospetto balena alle 19.30. «Non sappiamo da dove saltino fuori questi stranieri, ma senza dubbio sono in Iran». Il sospetto corre ai miliziani libanesi di Hezbollah. Sono in strada a fianco degli amici pasdaran? Nessuno si prende la responsabilità di confermarlo. Intanto gli studenti sono in allarme. «Attenti, i basiji stanno muovendo verso l’università, se siete lì squagliatevela». ProtesterHelp avverte: «Usate le strade dell’uscita est». ProtesterHelp ricorda anche le minacce dei pasdaran a chiunque diffonda notizie o immagini su internet e la promessa di trascinare in tribunale chi collabora dall’estero.
«I nostri centri di difesa elettronica - avvisano i Guardiani della Rivoluzione - perseguiteranno chi fa propaganda, provoca disordini o diffonde dicerie... prenderemo misure pesantissime misure legali contro chi li aiuta dagli Usa e dal Canada». «Se sopravvivo alle botte chi mi paga l’avvocato», butta lì uno degli studenti in fuga dall’università. La minaccia dei pasdaran accende i sospetti. I siti di Twitter aperti all’improvviso possono essere un trabocchetto per risalire attraverso gli identificativi di internet e dei telefonini agli utilizzatori.
«Non seguite AnonymousInIran, è una trappola per raccogliere gli indirizzi Ip di chi sta in Iran», avverte scrivendoci sopra Scikidus. Poco dopo Oxford Girl lancia un auspicio. «Ehi, la Tv trasmette immagini della manifestazione di Haft Tir, forse qualche ministro e la Tv stanno abbandonando Ahmadinejad» . Alle 21.00 dalla zona università parte un drammatico aggiornamento: «Mio fratello colpito, molte contusioni, io bastonato, non so nulla di mia figlia». Poi un altro urlo: «Tutti fuori dall’università, se potete correte a casa». Su NextRevolution ricompare la paura degli stranieri. «Vedo almeno 20 arabi... con le bandiere di Hamas». Nella notte un po’ di sollievo e tanta tristezza. «Mia figlia è sana e salva, ma ascolto Barack Obama non dice nulla di noi, proprio nulla.... lo stesso nulla di sempre».

venerdì 19 giugno 2009

Iran, una nazione di blogger

martedì 16 giugno 2009

Iran. Secondo "Peacereporter" 5 morti negli scontri




da l'Occidentale

Cinque persone sarebbero morte negli scontri di questi giorni a Teheran: lo riferisce l'agenzia PeaceReporter, che cita fonti anonime locali.

Le vittime - si legge in un comunicato dell'agenzia di informazione vicina a Emergency - "sono due ragazze, Fatemeh Barati e Mobina Ehterami, e tre ragazzi, Kasra Sharafi, Kambiz Shoaei e Mohsen Imani".

La televisione Al Arabiya, due giorni fa, aveva annunciato la morte di tre persone negli scontri con la polizia, ma la notizia non è stata confermata dalle autorità. Fonti dell'opposizione a Teheran hanno riferito poi di non essere a conoscenza di vittime. La tensione intanto non accenna a diminuire e si temono nuovi scontri durante la manifestazione di protesta contro l'esito del voto di venerdì scorso, alla quale partecipa anche il candidato sconfitto Mirhossein Moussavi.

Nel frattempo, i ministri degli esteri della Ue hanno lanciato congiuntamente oggi a Teheran la richiesta di avviare un'indagine sullo svolgimento delle elezioni e rispettare il diritto degli oppositori a manifestare in modo pacifico.

La dichiarazione è stata messa a punto in una riunione dei capi della diplomazia europea a Lussemburgo mentre la Francia decideva di convocare l'ambasciatore iraniano a Parigi per fornire "spiegazioni sugli avvenimenti" e rispondere "ai dubbi espressi sulla regolarità delle elezioni presidenziali". Ma l'Ue non è voluta entrare nel merito del risultato elettorale che, secondo il governo di Teheran, ha confermato la rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad, ma chiede che siano tenute in considerazione le denunce dell'opposizione sulla presenza di brogli e irregolarità.

"È una questione che le autorità iraniane devono affrontare e investigare", affermano i capi delle diplomazie europee in una dichiarazione congiunta nella quale esprimono anche "seria preoccupazione" per le violenze nelle strade e per l'uso della forza contro i dimostranti pacifici. "È essenziale - dichiarano i ministri - che le aspirazioni del popolo iraniano siano perseguite attraverso mezzi pacifici e che la libertà di espressione sia rispettata".

Il ministro degli esteri Franco Frattini ha rilevato che le linee della dichiarazione dei 27 riprende la posizione espressa già ieri dall'Italia. "Seguiremo con attenzione gli sviluppi relativi alle denunce su irregolarità delle elezioni", ha detto Frattini. "Quello che ci preoccupa è l'esplodere delle violenze nelle strade e nelle piazze". Il ministro degli esteri britannico David Miliband si è detto preoccupato anche per le implicazioni della situazione di instabilità attuale sul rispetto da parte iraniana degli impegni chiesti a Teheran dalla comunità internazionale per fermare l'arricchimento dell'uranio e limitare il suo programma nucleare all'aspetto civico. "Le implicazioni non sono ancora chiare", ha rilevato Miliband. "Ciò che sappiamo è che finora non c'è stata nessuna risposta iraniana alla comunità internazionale, incluso gli Stati Uniti". Il ministro francese Bernard Kouchner ha insistito sulla necessità che "le denunce di frode vengano indagate". "Sono le autorità iraniane che devono farlo", ha però precisato, respingendo per ora l'ipotesi di una inchiesta internazionale.

lunedì 15 giugno 2009

Manifestazione giovani iraniani a Milano

Piazza del Duomo, Milano, a due passi dall'ambasciata iraniana.

Un gruppo di giovani iraniani si sono radunati per manifestare contro il regime.
Delle ragazze, nessuna con il velo

Cartelli con scritto "Siamo noi che ti eliminiamo", riverito ad Ahmadinejad

Dov'è il mio voto? Where is my vote?









La repressione viene in motocicletta/2

domenica 14 giugno 2009

La repressione viene in motocicletta

Pakistano cristiano assassinato perchè cristiano

Ordinare un té nel posto sbagliato

di Giulio Meotti


Immaginate che state percorrendo in autobus una strada nella valle pachistana del Punjab. Vi fermate per una sosta in una locanda lungo la strada. Entrate e ordinate un té. Poi andate a pagare e il proprietario del locale nota che portate la croce al collo, perché siete uno dei tanti cristiani pachistani, come l'ex vescovo di Rochester Michael Nazir-Ali. Il tizio chiama alcuni scagnozzi islamici, vi dicono che all'ingresso del locale c'era una insegna che avvertiva: "Qui serviamo soltanto musulmani". La vostra colpa è aver messo la bocca in una tazza da té riservata ai musulmani. Così iniziano a colpirvi con bastoni e sassi, voi implorate pietà. Morirete poco dopo per le lesioni.

E' successo davvero a un giovane cristiano pachistano, Ishtiaq Masih. Nel frattempo, a Roma, i cardinali se ne stavano asserragliati nei loro palazzi, silenti sul martirio cristiano di ogni giorno. Ieri da Israele mi ha scritto un caro amico, Avner, chiedendomi come fosse possibile che il Vaticano restasse in silenzio mentre accadono simili vicende. Gli ho risposto che per quanto mi riguarda ha ormai più valore la storia di Ishtiaq Masih, il suo chiedere pietà, la sua silhouette minuta con quella crocina di legno al collo, delle tante vuote parole di qualche alto prelato sovrappeso, magari progressista e dagli anelli d'oro.



© 2009 - FOGLIO QUOTIDIANO

Continua la ribellione, continua la repressione

Domenica,
Non si ferma la rabbia del popolo iraniano.
Nuovi scontri nelle piazze.



dal minuto 1:12 si vede una ragazza senza velo "condotta via", forse da un parente?

sabato 13 giugno 2009

Siamo con voi

Solidarietà al popolo iraniano che protesta contro il regime teocratico e terrorista.

Possa la loro lotta avere successo.

Negli scontri, 3 morti.

lunedì 8 giugno 2009

Il rientro dei profughi

C'è chi dice"Israele dovrebbe permettere il rientro dei profughi"
E io "Ma come? Non è quello che sta facendo da più di 60 anni??"

venerdì 5 giugno 2009

Obama ne fa una giusta

In visita al campo di sterminio di Buchenwald, in Germania, insieme ad Angela Merkel e Eli Wiesel

"In una intervista alla Nbc andata in onda prima della sua visita al campo di concentramento, Obama ha affermato che anche il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad dovrebbe visitare Buchenwald. «Non ho pazienza con chi nega la storia. E la storia dell'Olocausto non ha nulla di ipotetico», ha detto Obama del leader di Teheran, che di nuovo questa settimana ha definito il genocidio di sei milioni di ebrei sotto il nazismo «il grande inganno»."