mercoledì 1 ottobre 2008

Sull'emergenza immigrati - di Carlo Panella

Segnatevela, perchè Panella è molto bravo nelle esposizioni e ci azzecca quasi sempre.


Ormai la cadenza è settimanale: a Milano i funerali del povero Abdoul si trasformano in un violento corteo di africani; a Caserta il corteo degli immigrati dopo la strage del clan dei Casalesi devasta tutto sul suo cammino (e la polizia lascia fare); a Parma, dopo la foto della prostituta di colore abbandonata seminuda per terra in una cella, il giovane ghanese Emmanuel denuncia “occhiato e insultato come negro” (ma i vigili negano). Chi conosce appena un poco il nostro paese, chi sa valutare l’irresponsabile uso mediatico di questi fatti da parte di un mondo giornalistico che tutto fa per enfatizzare l’immagine di un Italia razzista per colpa di Berlusconi, sa bene ccome andrà a finire: da qui a poco il ritmo si farà più stretto e inizierà l’incendio: le ronde si moltiplicheranno, gli immigrati reagiranno e succederà qualcosa di drammatico.
Data all’irresponsabilità dei media politically correct tutto il peso che ha, fatta anche la tara su accuse di razzismo spesso da loro inventate (clamoroso il caso del povero Abdoul, per la cui uccisione il Pm nega esista qualsiasi motivazione razzista), è però venuto il momenti di riconoscere che le politiche sull’immigrazione messe in atto dal governo sono insufficienti, non convincono o, molto più semplicemente, non governano minimamente il fenomeno.
Per fare un esempio: in Inghilterra il laburista Brown sta facendo approvare a Westminster un Immigration Bill che vieta l’ingresso a immigrati senza qualificazione e istituisce un Migration Impact Forum costituito da parlamentari per monitorare le aree di crisi nel tessuto urbano provocato dagll’eccessiva concentrazione di emigrati; in Spagna il socialista Zapatero sta facendo approvare dalle Cortes una legge che incentiva il ritorno a casa degli immigrati; in Germania, da mesi il governo proibisce l’ingresso di immigrati se non con elevatissima qualificazione professionale (dal diploma in su); in Francia, Sarkozy ha istituito da un anno un Ministère de l’Immigration che accorpa tutte le deleghe sparse –come in Italia- su 4 ministeri e quindi ingovernate.
In Italia, invece, con una scelta incomprensibile, il Pdl ha totalmente delegato alla Lega la gestione governativa del fenomeno e la Lega la esercita –senza ricordarsi il suo non piccolo patrimonio di elaborazione sul tema- solo e unicamente sul fronte dei clandestini e dell’ordine pubblico, affidandone la gestione al solo Ministro degli Interni Roberto Maroni, che ovviamente agisce come può, cioè sul versante repressivo.
Ma l’abisso tra il dibattito e l’elaborazione legislativa che separa l’Italia dagli altri paesi dimostrano che questa è una scelta semplicemente sciagurata e la cronaca, come s’è detto, si incarica –inascoltata- di dimostrare fino a che punto lo sia.
La cosa più strana, peraltro, è che questa politica solo centrata sul versante repressivo del fenomeno dei clandestini –ovviamente indispensabile- e totalmente latitante sul fenomeno riformista del modello di integrazione degli immigrati regolari (tutti i protagonisti dei fatti di cronaca più drammatici hanno il permesso di soggiorno) non solo tradisce in pieno la vocazione liberale del Pdl, ma lo espone anche ad una crescente frizione con la Chiesa.
Sappiamo benissimo chi è don Sciortino di Famiglia Cristiana e conosciamo la sua politica cinica di marketing, e quindi valutiamo per il nulla che sono le sue critiche di razzismo, ma ormai il Pdl deve prendere atto che contro questa sua politica zoppa nei confronti dell’integrazione degli immigrati non si muove solo la propaganda dell’opposizione (peraltro portatrice con Pd di un demenziale e articolato progetto di italianizzazione di tutti gli immigrati) ma si è ormai mosso il pontefice in persona (col discorso sull’accoglienza insufficiente del 17 agosto), e che l’altra settimana è partito all’attacco del governo addirittura l’Osservatore Romano, e non è stato un segnale gradevole per il Pdl, per il suo ruolo e ancor più per la personalità equilibratissima e al di sopra di ogni sospetto politico del suo direttore Giovanni Maria Vian.
Ma non succede nulla, o quasi, e questo è un gran brutto segnale per un partito che si sta formando e che ancora dimostra una sua straordinaria cecità nei confronti dell’emergere di una drammatica, evidente, crisi sociale.
A dire il vero, qualche settore del Pdl, ha una forte sensibilità sul tema, ne capisce l’urgenza e però ha ancora troppo debole capacità di incidere. Su impulso della presidenza del gruppo parlamentare del Pdl, infatti, la prima commissione del Senato ha deliberato di organizzare un comitato d’indagine sull’emergenza abitativa e sociale determinata dal caotico concentramento di immigrati nel cuore del centro storico delle città e cittadine d’Italia. Ma è un’iniziativa tanto meritoria, quanto ancora insufficiente, che non regge il confronto con lo straordinario impegno preso dal Parlamento inglese con il suo Migration Impact Forum, che dà il segno di una classe dirigente britannica che –a differenza di quella italiana- ha piena comprensione della rilevanza strategica del tema.

5 commenti:

vincenzillo ha detto...

Io francamente le banlieue in Italia non ce le vedo.

Ma al di là delle previsioni, per me la scarsa attenzione al tema dell'integrazione è riconducibile ad almeno a due o tre fattori concomitanti:
-la politica in Italia si è finora seduta sugli allori, delegando l'integrazione alle dinamiche naturali della società italiana, e cioè alla tolleranza insita nell'italiano (fattore che certi media irresponsabili sono capaci di esaltare quando si parla di alcuni italiani e di occultare quando si parla di altri italiani, secondo le categorie nord/sud e destra/sinistra).
-l'oggettiva difficoltà di elaborare un "modello italiano" che tenga conto degli aspetti positivi e negativi di altri modelli già testati all'estero.
-infine secondo me fa parte delle conseguenze nefaste necessariamente connaturate al consenso plebiscitario di cui gode il governo attualmente (tradotto: "perché sbattersi se il popolo già ci adora?").

Anonimo ha detto...

tanto è unitile. se vorranno entrare entreranno lo stesso. speriemo che vogliano venire. in caso contrario vorrà dire che l'economia italiana sta proprio nella merda

JL

Anonimo ha detto...

com'è che non ci parli delle elezioni mmerigane?

JL

Beppe ha detto...

ma perchè non rompi il cazzo da un altra parte, mitomane dei miei stivali?

Anonimo ha detto...

Tutto questo "buonismo" all'italiana rischia di portarci alla rovina. Da troppi anni i nostri ministri dell'interno si chiudono gli occhi facendo finta di non capire il problema e i gravi pericoli che ci aspettano. Chiesa e stampa non fanno altro che peggiorare gravemente la situazione.