venerdì 23 marzo 2007

Il patriottismo in Italia

Non nascondiamoci dietro ad un dito, il patriottismo in Italia è una cosa malvista.
Sfoggiare la bandiera italiana al di fuori delle partite della nazionale è quasi una cosa da fascisti, e tempo fa era esclusivamente una cosa da fascisti. Pensiamo ai capi d' abbigliamento, nel mondo giovanile sfoggiarne uno con una toppa della bandiera E' una cosa da fascisti. E questo, sebbene poco importante in se, è indicativo del senso nazionale nella cultura popolare in Italia. per il senso comune il Patriottismo è sinonimo si nazionalismo, e quindi di fascismo.
Ma pensiamo agli altri paesi, pensiamo agli USA, dove la bandiera nazionale è un po' d'dappertutto, in maniera un po' eccessiva forse nei capi di abbigliamento, in Germania è presente in quella casacca di moda a sinistra , in Francia la bandiera sventola spesso davanti ai monumenti, c'è poi l'estremo dell' Ungheria dove è presente letteralmente ad ogni palo.
Ma bandiere a parte la considerazione che abbiamo di noi e del nostro paese è molto bassa, perché, cibo a parte tendiamo a sminuire ogni aspetto della nostra cultura, persino la nostra arte, che numericamente e qualitativamente non ha rivali al mondo, di recente sono stato a Vienna, città magnifica e in un museo all'entrata c'era una statua di Teseo in lotta col Centauro e penso , "Però anche in Austria c'erano degli scultori eccellenti", mi avvicino e scopro che è di Antonio Canova, poi sempre nello stesso museo c'è la sala italiana, in un monastero certosino vicino a Vienna, la metà degli affreschi erano di italiani.
Abbiamo così poca auto stima che all'estero che non si fanno brutte figure, ma figure da Italiani.
Ci sembrano ridicoli certo termini stranieri italianizzati, e strano il fatto che ad esempio in Francese "computer" si dica "ordinateur", l'italianizzazione fobia, che anche quella di per se non è importante è indicativo, reazione all'italianizzazione forzata e spesso ridicola del fascismo? Può darsi, ma era un fenomeno solo marginale, come spiegare che persino i libri dei discorsi di Mussolini portavano la dicitura "Printed in Italy" che è presente persino in "Storia di un anno" pubblicato nel '44 in piena RSI.
Questa non è una crociata contro gli inglesismi, ma a favore di un sentimento nazionale spesso rinnegato. Non è certo che chiamando il computer "calcolatore" o "computatore" che risolveremo qualcosa.
Le origini quindi anche se accentuate dalla reazione alla caduta del fascismo, dove si era forzati ad essere italianisti, vanno ricercate più in là.
A mio parere quel verso dell'inno di Mameli è perfetto per indicarne il motivo.

Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi
Perché non siam Popolo
Perché siam divisi


Cosa è cambiato da allora?
Possibile che dopo 146 anni non siamo una vera nazione come Francia e Germania?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Chi ti ha detto che non siamo una nazione e gli altri sì? Pensi forse che lo sia la Francia? Hai visto i casini delle banlieu parigine dovuti ai cittadini di serie B, sei al corrente degli scontri armati degli indipendentisti corsi e delle proteste dei bretoni contro il governo? E della Germania, sai che quelli dell'est sono ancora visti con sospetto e vengono discriminati? Credimi, non esiste un alcun paese "unito" nel vero senso della parola. Ce ne rendiamo conto se guardiamo, oltre ciò che succede da noi, anche quello che accade in casa d'altri...

Anonimo ha detto...

Quando dicevo "quelli dell'est sono ancora visti con sospetto" mi riferivo sempre ai tedeschi, cioè a quelli liberati dal muro di berlino.

Matteo